Diamo un futuro al nostro Paese!
di Franco Del Vecchio |

"Stiamo consumando i risparmi dei nostri padri, pur di non affrontare i problemi del Paese."
"Rimbocchiamoci le maniche per evitare il fallimento del Paese."
Il manifesto di ALDAI - Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali - offre una serie di spunti chiave sul da farsi, alla base di un sano processo di riforma, apartitiche ma pragmatiche e più che ragionevoli.
"Rimbocchiamoci le maniche per evitare il fallimento del Paese."
Il manifesto di ALDAI - Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali - offre una serie di spunti chiave sul da farsi, alla base di un sano processo di riforma, apartitiche ma pragmatiche e più che ragionevoli.
Diamo un futuro al nostro Paese!
Siamo tornati al PIL di inizio millennio. In tutti i comparti industriali i livelli produttivi sono inferiori a quelli precedenti la crisi e siamo declassati in BBB. Da anni il nostro Paese non crea nuova ricchezza per finanziare il welfare e il benessere; resta un Paese zavorrato da un debito pubblico sempre più pesante, che drena enormi risorse, le sottrae alle necessarie politiche di stimolo alla crescita e alla competitività.Stiamo consumando i risparmi dei nostri padri, pur di non affrontare i problemi del Paese.
Burocrazia, sprechi, lentezza, parassitismo, riducono giorno per giorno la competitività.
Chi le tasse le ha sempre pagate subisce nuovi aumenti e vede spostarsi sempre più avanti il “tax freedom day”, ossia il giorno in cui si smette di lavorare solo per pagare le tasse. Quest’anno abbiamo lavorato fino a metà luglio per pagare le imposte nazionali e locali. La tassazione più alta al mondo accelera l’impoverimento del Paese. La destabilizzante riforma in campo pensionistico, attuata in una fase di profonda crisi recessiva, ha prodotto il dramma sociale degli esodati e creato tensioni sociali.
Abbiamo perso 50 anni di conquiste: libertà, lavoro, benessere, certezza del futuro, dignità e immagine. Come nel medioevo, non ci sentiamo rappresentati, ci sentiamo oppressi, tartassati, servi di uno stato confusionario. Centinaia di migliaia di disoccupati, giovani, manager e pensionati chiedono giustizia.
Rimbocchiamoci le maniche per evitare il fallimento del Paese.
È giunto il momento di adottare le misure che si usano in famiglia e nell’impresa:
1° tagliare i costi improduttivi,È necessario tagliare, non del 2% ma del 25% in 5 anni, la spesa non più sostenibile dell’apparato pubblico. È urgente affrontare i tagli alla spesa pubblica improduttiva attraverso i costi standard e la “spending review” per ridurre l’onere dell’apparato pubblico. Il Paese non è in grado di sostenere 400 miliardi di € di costi. Riduciamo del 25% in 5 anni tale spesa per iniziare ad abbattere il debito pubblico e finanziare lo sviluppo.
2° rendere competitivo il sistema Paese,
3° creare sviluppo e valore.
Abbiamo la necessità di ridistribuire il sistema di rappresentanza e ottimizzare i servizi pubblici fra: Comune, Provincia, Regione, Stato, Europa, iniziando quelle riforme strutturali che anticipino l’Europa del 2020, eliminando duplicazioni e sprechi. È ora di definire chi ci rappresenta e cosa fa per noi. È necessario riformare, razionalizzare e dimezzare in 5 anni i costi delle rappresentanze all’estero. In 100 anni sono cambiate le esigenze e le relazioni fra gli Stati e dobbiamo cominciare a trasferire competenze ad un sistema di rappresentanza europeo. È ora di riformare il sistema educativo basato sulle esigenze dell’800 adottando tecnologie abilitanti per favorire nuove metodologie d’apprendimento. È arrivato il momento di dimezzare le spese della politica e della rappresentanza cedendo sovranità al territorio e all’Europa.
Dobbiamo liberare risorse improduttive facendo cassa con un oculato processo di privatizzazioni e vendita del patrimonio improduttivo dello stato. Basta politiche di parte, autoreferenziali, senza visione sistemica, inconcludenti, prive di obiettivi strategici, senza iniziative concrete, tanto per tirare avanti. Smettiamo di galleggiare sui problemi, organizziamoci per aggredirli perché il Paese questo chiede e di questo ha bisogno.
Abbandoniamo le chiacchiere stucchevoli e parliamo responsabilmente di cose serie: lavoro, crescita, agricoltura, industria, esportazioni, turismo, efficienza del sistema Paese, credibilità nel mondo.
- Riduciamo del 25% in 5 anni il carico fiscale e contributivo sulle imprese e sui redditi da lavoro.
- Investiamo in infrastrutture logistiche e digitali, almeno il 2% del PIL, per migliorare la competitività.
- Valorizziamo il nostro “petrolio:” patrimonio culturale, radici storiche, stile di vita, ambiente, tradizioni, alimentazione, creatività, design, competenze, …
Riprendiamo i Paesi Europei virtuosi. Non lasciamoci staccare.
Svegliamoci e diamo una speranza ai nostri giovani.

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