ZERO DARK THIRTY

di ZELZ |
K. Bigelow e M. Boal ricostruiscono dieci anni di indagini della CIA dal 11 Settembre 2001 alla notte in cui fu ucciso Osama bin Laden. Un film intenso che racconta prescindendo giustificazioni o condanne.

"ZERO DARK THIRTY" USA 2012 di K. Bigelow

Il nuovo e discusso film di K. Bigelow e M. Boal.

Con "THE HURT LOCKER" (USA 2008)  la coppia Bigelow-Boal ci aveva descritto, attraverso il ritratto di una unità speciale di soldati (la "Bravo Company") impegnata a sventare attentati ed a disinnescare ordigni in Iraq, come la guerra in maniera forte e seducente possa diventare una dipendenza. Immergersi nella quotidianità del conflitto, infatti, conduce in una spirale di adrenalina e violenza estraniante. Un'esperienza che mina e snatura la volontà dell'individuo.
"ZERO DARK THIRTY" ritorna a raccontare (in modo romanzato) le operazioni militari USA in Medio-Oriente ricostruendo i dieci anni di indagini della CIA che hanno condotto nel Maggio del 2011 all'uccisione di Osama bin Laden.
Una seconda storia sui costi morali della guerra americana al terrorismo.

Maya, giovane analista agente della CIA, fa parte della squadra investigativa di base in Pakistan impegnata nella caccia ad Osama bin Laden. Inizialmente atterrita e nauseata dalla violenza con cui i suoi colleghi conducono gli interrogatori, presto adotterà lei stessa metodi decisamente duri per estorcere informazioni e confessioni ai prigionieri. Mossa da una volontà di giustizia Maya diverrà ossessionata dal suo obbiettivo, vivendo una costante abnegazione della sua individualità in funzione della vendetta. Una volta portata a termine la sua missione si troverà al cospetto di un cadavere eccellente, forse più una vittoria politica che materiale nella guerra al terrorismo. Sul volto di Maya uno sguardo di frustrazione piuttosto che di soddisfazione. La vediamo sola, a bordo dell'aereo che la riporterà negli Stati Uniti, abbandonarsi alle lacrime, alla sua umanità repressa.

Il tema del conflitto di coscienza, nella logica per cui il fine giustifica i mezzi, ricorre lungo tutto il film. Attraverso i dettagli catturati dalla macchina da presa la regia della Bigelow ci impone l'intimità dei personaggi, costantemente in equilibrio precario tra dovere e morale personale.
"ZERO DARK THIRTY" non vuole né giustificare né condannare le procedure dei servizi segreti statunitensi (non sarebbe candidata agli Oscar nel secondo caso), ma racconta una verità drammatica lasciando lo spettatore libero di interpretarne le dinamiche sconvolgenti.
Del resto il dibattito sull'istituzionalizzazione della tortura è aperto da anni: tutto è già stato messo in discussione ed altrettanto metabolizzato dall'opinione pubblica internazionale.
Il mio invito: guardate il film con spirito critico ed imponetevi una reazione emotiva.

ZELZ

1 commenti

Andrea :

Che roba... lo voglio vedere

martedì 19 marzo 2013 12:00 Reply

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