La Grande Bellezza

LA GRANDE BELLEZZA ITA 2013 di P. Sorrentino con T. Servillo
Sorrentino e Servillo : un binomio collaudato. Una coppia che, soprattutto in quest'ultima pellicola, ci riconduce come in un deja vu all'illustre duo Fellini-Mastroianni. Entrambi si dimostrano all'altezza del confronto anche se, nonostante con "La Grande Bellezza" abbiano puntato molto in alto, il film a conti fatti incanta ma non convince.
Sorrentino osa proponendo una pellicola che rinnega i fatti e le azioni e che vorrebbe comunicare come in una visione attraverso l'inconscio. Il protagonista, Jep Gambardella (T. Servillo), giovane genio letterario ormai perso nel grottesco carosello della mondanità romana, ci trascina con acume e disincanto nelle sue notti brave, loop mai rinnovato di ostentazione e vanità. Cinico cicerone ci svela senza scomporsi le ipocrisie e le miserie dell'elite intellettual-borghese della capitale.
Maestro indiscusso, Servillo dirige un carnevale di eccessi fine a se stesso a cui partecipa senza convinzione. Disilluso anfitrione si estranea e si eleva ad un ruolo di giudice che smaschera e ridicolizza i suoi stessi invitati. Infatti i personaggi eccentrici quanto banali che popolano le sue feste sono statici, vacue caricature.
Servillo emerge come figura portante attraverso un contrasto fin troppo facile, inevitabilmente non « onesto ». Decisamente un peccato considerando la splendida forma della Ferilli, eccezione convincente nel panorama delle macchiette che costellano le notti di Servillo ma altrettanto evanescente.
Nonostante il potere ammaliante di una fotografia satura di espressività e l'accattivante montaggio che come in un flusso di coscienza compone sequenze evocative prescindendo la dimensione temporale, "La grande Bellezza" é un monologo che coinvolge ma che fatica a trasmettere con sincera umanità.
Un film che consiglio perché svincolato dalla banalità della narrazione consequenziale, capace di affascinare e di smuovere seppur rimanendo innegabilmente autoreferenziale, che tocca momenti di poesia lasciandoli però sospesi nel limbo di una mancata integrazione tra abilità ed ambizione registiche.
Zelz