Micam 2013 - Intervista a Cleto Sagripanti
di Filippo Gurgone |
09 marzo 2013

Cleto Sagripanti fa il punto sulla situazione calzaturiera senza mezze misure. "Assistiamo ad una fuga dal mercato italiano, ma senza crescita economica non c'è futuro".
L'apertura della Fiera è l'occasione per presentare il termometro del settore, elaborato sulla base dei dati raccolti dalle fonti ufficiali e dall'indagine congiunturale effettuata dall'Ufficio Studi dell'Associazione nazionale calzaturifici italiani. I dati preconsuntivi del 2012 sintetizzano i risultati di un anno che ha visto scendere la produzione dell'1,4% in valore (7,1 miliardi di euro) e del 4,1% in volume, al di sotto della quota simbolica delle 200 milioni di paia.
"L'economia reale non ha il suo spread quotidiano che sta lì a ricordarci quello che avviene nelle imprese e ai lavoratori – dice -. Però i numeri che emergono dal preconsuntivo non lasciano dubbi sul momento di difficoltà. Nonostante i buoni risultati degli anni post crisi, 2010-2011, oggi dobbiamo commentare dati non soddisfacenti in relazione agli sforzi che hanno fatto e stanno facendo le aziende sui prodotti e sugli strumenti commerciali".
Il barometro della congiuntura nel 2012 segna turbolenza: la fase recessiva nazionale ha avuto un impatto sul reddito disponibile, sul clima di fiducia delle famiglie e sugli acquisti, interrompendo il rimbalzo positivo dell'ultimo biennio. Alla contrazione dei consumi nazionali si è aggiunta la frenata dei mercati UE che assorbono ancora il 54% del fatturato estero delle imprese calzaturiere.
"Il mercato non aspetta – aggiunge Sagripanti - eppure questa convinzione sembrano averla solo le imprese e i lavoratori, se guardiamo ai temi dibattuti in campagna elettorale. L'economia reale, quella che da anni attende risposte sul cuneo fiscale e sull'Irap, sembra essere utile solo quando è fonte di reddito fiscale oppure quando serve a coprire i buchi di bilancio. L'ingovernabilità pesa non soltanto sui mercati finanziari ma anche sulle imprese, e in particolare quelle calzaturiere che da anni attendono risposte efficaci. Il nostro spread lo misuriamo, infatti, nelle cifre negative dell'occupazione, con un calo di addetti di 1.671 unità, pari al -2,1%, rispetto al 2011. Il nostro spread lo misuriamo guardando il trend sfavorevole nel numero di imprese attive, scese a 5.356, ovvero 250 calzaturifici in meno rispetto allo scorso anno. E altre potrebbero non raggiungere la chiusura del bilancio di quest'anno".
Nonostante il quadro negativo, il settore calzaturiero nel suo complesso dà un contributo importante al Sistema Paese: il saldo commerciale nei dati preconsuntivi raggiungerebbe i 3,8 miliardi di euro, con un aumento del 12,6% rispetto al 2011. Ciò è dovuto non solo alla tenuta delle esportazioni, trainate dalle vendite nei paesi extra-UE, ma anche da una forte frenata delle importazioni. A preconsuntivo l'import scenderebbe a 302 milioni di paia per circa 3,8 miliardi di euro con un calo rispettivamente del 15,6% e del 5,3%.
"Questa frenata delle importazioni è causata dalla forte contrazione sul mercato interno che da anni ormai non è in grado non soltanto di crescere, ma nemmeno di confermare i dati dell'anno precedente – continua il presidente dell'Anci -. Peraltro a fronte di una difficoltà di mercato se ne aggiunge un'altra: vi sono imprese che ormai si rifiutano di lavorare con l'Italia, in cui i comportamenti scorretti come i pagamenti ritardati indefinitamente o addirittura gli insoluti sono diventati frequentissimi. Questo non è altro che l'esito di una pressione fiscale eccessiva che risale la filiera e che finisce per danneggiare le imprese due volte, quando pagano le tasse e quando fanno da banca impropria al proprio cliente. Senza contare che la giustizia civile così lenta e inefficiente finisce per allontanare non solo gli investitori stranieri, ma le stesse imprese italiane che trovano all'estero un rischio insoluto inferiore" .Se l'import rallenta, le stime di preconsuntivo ci offrono uno scenario a luci ed ombre per l'export che in valore crescerebbe del 2,8% portando il fatturato estero complessivo a oltre 7,6 miliardi di euro, ma in volume le vendite calerebbero di un significativo 6,2%, collocando i flussi complessivi a 214,8 milioni di paia. Gli ultimi dati Istat, che riguardano i primi undici mesi del 2012, indicano che l'incremento si attesta al 3,1% in valore, raggiungendo la cifra record di 7,1 miliardi di euro, pur con una flessione del -6,3% in quantità.
Sempre con riferimento agli undici mesi del 2012, l'analisi per Paese evidenzia andamenti differenziati tra Europa e Extra-Europa: l'Unione Europea è l'unica area geografica di destinazione che presenta flessioni in valore rispetto al 2011 (-4,9%). Contrazioni significative si sono registrate per la Germania (-8,5%) e diversi altri Paesi membri (-9,2% per Olanda e Austria, -12% la Polonia, -15% la Spagna, fino al drastico -32% della Grecia). Oltre a Francia (+2,5%) e Regno Unito (+4,2%) sono soprattutto i paesi come Russia (+14,7% valore, +12% volume) e il Far East (+23% in valore nel complesso, con un +12,6% in quantità) a rafforzare la tendenza positiva delle esportazioni. In quest'area, significativo l'incremento di Giappone (+17%) e Cina e Hong Kong (+27,6% nell'insieme) che si sono confermati il nostro 7° mercato di sbocco, con un valore cresciuto di due volte e mezzo negli ultimi quattro anni.
"Questi successi non sono stati il frutto del caso – precisa Cleto Sagripanti - ma rappresentano l'esito di un processo di ripensamento delle imprese avviato negli ultimi anni e di cui l'Associazione è stata promotrice e testimone.
Le imprese hanno investito di più in creatività e proposte innovative, ma hanno anche saputo integrare all'antico sapere industriale e creativo quello commerciale e di servizio al cliente. Per questo, il settore ha bisogno di supporti maggiori sia sul fronte della defiscalizzazione delle spese di campionario sia sul fronte della promozione. Non dimentichiamoci che per ogni modello pensato è necessario fare un numero di campionari che è almeno pari al numero di mercati in cui esportiamo. Quanto più cresciamo all'estero e tanto più questa voce pesa sul bilancio delle imprese, quanto più siamo creativi e tanto più facciamo i conti con questo costo".
I dati sui consumi interni 2012 non hanno presentato novità rispetto agli anni precedenti: il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca evidenzia contrazioni dei consumi delle famiglie pari al 3,8% in volume e al 4,5% in spesa, un trend simile a quello dei settori della pelletteria e dell'abbigliamento e che ha riguardato tutti i comparti merceologici del calzaturiero.
"In questi dati si evidenzia con chiarezza come il clima di fiducia delle famiglie abbia raggiunto livelli molto bassi – afferma ancora il presidente Sagripanti. Gli acquisti sono rimandati indefinitamente e vengono effettuati solo quando sono strettamente necessari. Per questo da sempre puntiamo il dito sulla necessità di ridurre il cuneo fiscale tra quanto paga l'impresa e quanto incassa il dipendente, perché ne risulterebbe un valore per i consumi e quindi per le imprese".
Le prospettive del settore per il breve periodo rimangono orientate alle tinte scure: nell'indagine dell'Ufficio Studi di Anci emerge che il portafoglio ordini dell'ultimo trimestre 2012 presenta una riduzione complessiva del 2,2% in quantità rispetto all'analogo periodo 2011 con una forbice ancora evidente tra mercato Italia e Europa e mercati extra-europei; stentano ancora i Paesi UE come la Germania (-4,7% in volume); bene, invece, l'andamento in Russia (+3,3%) e USA (+4,2%). Indicazione analoga proviene dalle previsioni sugli ordinativi relative al primo semestre del 2013: se sul mercato Italia solo il 6% degli intervistati si aspetta un incremento degli ordinativi, tale percentuale sale al 27% del campione per i mercati esteri.
"È sempre più urgente, in un momento così complicato del nostro Paese, tornare a parlare di economia reale – conclude Cleto Sagripanti -. Da qui nascono le nostre proposte come il recupero di uno strumento finanziario come era la legge 1083, la quale permetteva a soggetti istituzionali nazionali, come le associazioni di categoria, di finanziare progetti di alto livello, come theMicamShanghai. Se progetti simili hanno l'ambizione di indicare una via alle aziende e alle istituzioni che le devono supportare, è altrettanto importante che queste ultime diano segnali di vicinanza reale al mondo delle imprese che sta vivendo un momento molto difficile. Il supporto all'internazionalizzazione, l'abbassamento del cuneo fiscale, le agevolazioni fiscali per le attività di ricerca e sviluppo e le misure per facilitare il credito sono ormai diventati una questione di sopravvivenza per tanti imprenditori".
Insomma, come si evince dalla lunga e precisa disamina del presidente Sagripanti, la nostra industria della calzatura, una volta prima nel mondo per qualità, Varese e Vigevano ne erano le capitali mondiali, ha bisogno di ricompattarsi e ricevere maggiore attenzioni anche dallo Stato ,se vuole riprendere la via del successo.
Noi crediamo che ce la possa fare, visto la enorme quantità di scarpe a disposizione….
"L'economia reale non ha il suo spread quotidiano che sta lì a ricordarci quello che avviene nelle imprese e ai lavoratori – dice -. Però i numeri che emergono dal preconsuntivo non lasciano dubbi sul momento di difficoltà. Nonostante i buoni risultati degli anni post crisi, 2010-2011, oggi dobbiamo commentare dati non soddisfacenti in relazione agli sforzi che hanno fatto e stanno facendo le aziende sui prodotti e sugli strumenti commerciali".
Il barometro della congiuntura nel 2012 segna turbolenza: la fase recessiva nazionale ha avuto un impatto sul reddito disponibile, sul clima di fiducia delle famiglie e sugli acquisti, interrompendo il rimbalzo positivo dell'ultimo biennio. Alla contrazione dei consumi nazionali si è aggiunta la frenata dei mercati UE che assorbono ancora il 54% del fatturato estero delle imprese calzaturiere.
"Il mercato non aspetta – aggiunge Sagripanti - eppure questa convinzione sembrano averla solo le imprese e i lavoratori, se guardiamo ai temi dibattuti in campagna elettorale. L'economia reale, quella che da anni attende risposte sul cuneo fiscale e sull'Irap, sembra essere utile solo quando è fonte di reddito fiscale oppure quando serve a coprire i buchi di bilancio. L'ingovernabilità pesa non soltanto sui mercati finanziari ma anche sulle imprese, e in particolare quelle calzaturiere che da anni attendono risposte efficaci. Il nostro spread lo misuriamo, infatti, nelle cifre negative dell'occupazione, con un calo di addetti di 1.671 unità, pari al -2,1%, rispetto al 2011. Il nostro spread lo misuriamo guardando il trend sfavorevole nel numero di imprese attive, scese a 5.356, ovvero 250 calzaturifici in meno rispetto allo scorso anno. E altre potrebbero non raggiungere la chiusura del bilancio di quest'anno".
Nonostante il quadro negativo, il settore calzaturiero nel suo complesso dà un contributo importante al Sistema Paese: il saldo commerciale nei dati preconsuntivi raggiungerebbe i 3,8 miliardi di euro, con un aumento del 12,6% rispetto al 2011. Ciò è dovuto non solo alla tenuta delle esportazioni, trainate dalle vendite nei paesi extra-UE, ma anche da una forte frenata delle importazioni. A preconsuntivo l'import scenderebbe a 302 milioni di paia per circa 3,8 miliardi di euro con un calo rispettivamente del 15,6% e del 5,3%.
"Questa frenata delle importazioni è causata dalla forte contrazione sul mercato interno che da anni ormai non è in grado non soltanto di crescere, ma nemmeno di confermare i dati dell'anno precedente – continua il presidente dell'Anci -. Peraltro a fronte di una difficoltà di mercato se ne aggiunge un'altra: vi sono imprese che ormai si rifiutano di lavorare con l'Italia, in cui i comportamenti scorretti come i pagamenti ritardati indefinitamente o addirittura gli insoluti sono diventati frequentissimi. Questo non è altro che l'esito di una pressione fiscale eccessiva che risale la filiera e che finisce per danneggiare le imprese due volte, quando pagano le tasse e quando fanno da banca impropria al proprio cliente. Senza contare che la giustizia civile così lenta e inefficiente finisce per allontanare non solo gli investitori stranieri, ma le stesse imprese italiane che trovano all'estero un rischio insoluto inferiore" .Se l'import rallenta, le stime di preconsuntivo ci offrono uno scenario a luci ed ombre per l'export che in valore crescerebbe del 2,8% portando il fatturato estero complessivo a oltre 7,6 miliardi di euro, ma in volume le vendite calerebbero di un significativo 6,2%, collocando i flussi complessivi a 214,8 milioni di paia. Gli ultimi dati Istat, che riguardano i primi undici mesi del 2012, indicano che l'incremento si attesta al 3,1% in valore, raggiungendo la cifra record di 7,1 miliardi di euro, pur con una flessione del -6,3% in quantità.
Sempre con riferimento agli undici mesi del 2012, l'analisi per Paese evidenzia andamenti differenziati tra Europa e Extra-Europa: l'Unione Europea è l'unica area geografica di destinazione che presenta flessioni in valore rispetto al 2011 (-4,9%). Contrazioni significative si sono registrate per la Germania (-8,5%) e diversi altri Paesi membri (-9,2% per Olanda e Austria, -12% la Polonia, -15% la Spagna, fino al drastico -32% della Grecia). Oltre a Francia (+2,5%) e Regno Unito (+4,2%) sono soprattutto i paesi come Russia (+14,7% valore, +12% volume) e il Far East (+23% in valore nel complesso, con un +12,6% in quantità) a rafforzare la tendenza positiva delle esportazioni. In quest'area, significativo l'incremento di Giappone (+17%) e Cina e Hong Kong (+27,6% nell'insieme) che si sono confermati il nostro 7° mercato di sbocco, con un valore cresciuto di due volte e mezzo negli ultimi quattro anni.
"Questi successi non sono stati il frutto del caso – precisa Cleto Sagripanti - ma rappresentano l'esito di un processo di ripensamento delle imprese avviato negli ultimi anni e di cui l'Associazione è stata promotrice e testimone.
Le imprese hanno investito di più in creatività e proposte innovative, ma hanno anche saputo integrare all'antico sapere industriale e creativo quello commerciale e di servizio al cliente. Per questo, il settore ha bisogno di supporti maggiori sia sul fronte della defiscalizzazione delle spese di campionario sia sul fronte della promozione. Non dimentichiamoci che per ogni modello pensato è necessario fare un numero di campionari che è almeno pari al numero di mercati in cui esportiamo. Quanto più cresciamo all'estero e tanto più questa voce pesa sul bilancio delle imprese, quanto più siamo creativi e tanto più facciamo i conti con questo costo".
I dati sui consumi interni 2012 non hanno presentato novità rispetto agli anni precedenti: il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca evidenzia contrazioni dei consumi delle famiglie pari al 3,8% in volume e al 4,5% in spesa, un trend simile a quello dei settori della pelletteria e dell'abbigliamento e che ha riguardato tutti i comparti merceologici del calzaturiero.
"In questi dati si evidenzia con chiarezza come il clima di fiducia delle famiglie abbia raggiunto livelli molto bassi – afferma ancora il presidente Sagripanti. Gli acquisti sono rimandati indefinitamente e vengono effettuati solo quando sono strettamente necessari. Per questo da sempre puntiamo il dito sulla necessità di ridurre il cuneo fiscale tra quanto paga l'impresa e quanto incassa il dipendente, perché ne risulterebbe un valore per i consumi e quindi per le imprese".
Le prospettive del settore per il breve periodo rimangono orientate alle tinte scure: nell'indagine dell'Ufficio Studi di Anci emerge che il portafoglio ordini dell'ultimo trimestre 2012 presenta una riduzione complessiva del 2,2% in quantità rispetto all'analogo periodo 2011 con una forbice ancora evidente tra mercato Italia e Europa e mercati extra-europei; stentano ancora i Paesi UE come la Germania (-4,7% in volume); bene, invece, l'andamento in Russia (+3,3%) e USA (+4,2%). Indicazione analoga proviene dalle previsioni sugli ordinativi relative al primo semestre del 2013: se sul mercato Italia solo il 6% degli intervistati si aspetta un incremento degli ordinativi, tale percentuale sale al 27% del campione per i mercati esteri.
"È sempre più urgente, in un momento così complicato del nostro Paese, tornare a parlare di economia reale – conclude Cleto Sagripanti -. Da qui nascono le nostre proposte come il recupero di uno strumento finanziario come era la legge 1083, la quale permetteva a soggetti istituzionali nazionali, come le associazioni di categoria, di finanziare progetti di alto livello, come theMicamShanghai. Se progetti simili hanno l'ambizione di indicare una via alle aziende e alle istituzioni che le devono supportare, è altrettanto importante che queste ultime diano segnali di vicinanza reale al mondo delle imprese che sta vivendo un momento molto difficile. Il supporto all'internazionalizzazione, l'abbassamento del cuneo fiscale, le agevolazioni fiscali per le attività di ricerca e sviluppo e le misure per facilitare il credito sono ormai diventati una questione di sopravvivenza per tanti imprenditori".
Insomma, come si evince dalla lunga e precisa disamina del presidente Sagripanti, la nostra industria della calzatura, una volta prima nel mondo per qualità, Varese e Vigevano ne erano le capitali mondiali, ha bisogno di ricompattarsi e ricevere maggiore attenzioni anche dallo Stato ,se vuole riprendere la via del successo.
Noi crediamo che ce la possa fare, visto la enorme quantità di scarpe a disposizione….
Fonte | LaSiritide.it |
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