Unicef: missione volontaria...

Ci vogliono le immagini per far capire, dicono...
Immagini. Per rendere la grinta di ogni volontario basterebbe guardare una foto qualsiasi che punteggia i bei locali della sede. “Stanze disordinate...” si schermisce la presidentessa, Anna Miccoli. No, ma che disordine... (che fra l'altro non c'è) semplicemente, splendidamente, stanze indaffarate, diciamo noi.
Immagini. Basterebbe prendere un ritratto qualsiasi appeso nei locali di Viale Elvezia per spiegare il senso di “sentirsi volontario Unicef” : in pratica la possibilità, con le proprie azioni, di poter aiutare bambini di tutto il mondo: volti accesi dal sole d’Africa, sorridenti su una spiaggia dei tropici e bambini come quelli che abbiamo accanto in casa, nelle scuole.
“Sì, fanno parte della nostra rete anche i bambini di casa nostra. Perché Unicef ha un’immagine non del tutto esatta: quella di occuparsi solo dei bambini bisognosi dell’Africa o Sud America, quelli che vivono nelle zone di guerra e nei punti di crisi. Invece no, dovunque ci sia un bambino che esprime un’esigenza, la nostra organizzazione c’è.”
Anna Miccoli è un fiume di parole. In lei, trovi la corrente vorticosa dei discorsi mossi dalla passione irrefrenabile e dal cuore, gli stessi motori che da anni la rendono un elemento trainante dell’Organizzazione, a partire da quando, impiegata comunale, ha incominciato a partecipare quasi per caso alle attività di Unicef Milano per poi arrivare, con la nascita della nuova provincia, all’idea di metter in piedi una struttura a casa nostra.
“All'inizio eravamo in poche persone ma abbiamo saputo fin da subito buttare in campo l'entusiasmo e le idee necessarie a farci crescere. Siamo una squadra di più di una trentina di giocatori, ormai. Sono qui a parlare in quanto presidente, ma sinceramente mi sento una semplice pedina, pari a tutte le altre. Tutti siamo protagonisti, tutti siamo comprimari. Tutti mettiamo il cuore in questa battaglia fondamentale per l’umanità, perché il senso dell’umanità stesso parte proprio dal rispetto, dall’amore che dimostra nei confronti dei bambini, non solo i nostri, ma tutti. Ogni risorsa che raccogliamo è spesa unicamente per aiutare i bambini di tutto il mondo. I nostri costi di struttura sono ridottissimi, basti pensare che i locali in cui siamo ci sono stati offerti gratuitamente…”
-Anna, ritorna sempre questo concetto: tutti i bambini sono uguali…
-Già, a volte il concetto allargato, quello dei “tutti” i bambini sono uguali, è difficile da portare avanti. Questa società “silenziosa” ti porta a imporre la paura per la diversità come se fosse un pericolo per la nostra identità, ma non è così. Oserei anzi dire che più mettiamo in campo la nostra identità confrontandola con altre culture, più si rafforza e non ha bisogno di difese o steccati. E dico questo proprio perché ogni volta i fatti ci danno ragione. Perchè ogni volta in cui si riesce a comprendere che ogni discorso che riguarda i bambini è esclusivamente un modo per far vivere degnamente, serenamente, felicemente i bambini stessi allora gli orizzonti si allargano, gli steccati fra molti dei genitori cadono, gli stessi che fra i piccoli difficilmente esistono se non eretti da altri.
-Prendiamo il discorso della cittadinanza onoraria che a cui avete partecipato in diversi comuni della brianza..
-Sono state manifestazioni bellissime, per ora organizzate solo in alcuni centri della provincia ma che ci piacerebbe estendere a tutti. Anche qui sono le diffidenze ad ostacolarci, ma anche qui sono convinta che ogni intoppo potrebbe essere rimosso semplicemente pensando che noi con queste “cerimonie festose” stiamo semplicemente portando un messaggio di serenità ad ogni bambino, immigrato, italiano o lombardo che sia.
-Di cosa si tratta?
-Ogni bambino, accompagnato dai genitori, riceve dal sindaco l’attestato di cittadinanza e la copia dei primi 12 articoli della costituzione. Comunque, al di là delle manifestazioni ufficiali, che pure sono sempre emozionanti, devo dire che ogni volta assistere a bambini che senza distinzione fra italiani o di genitori stranieri giocavano tutti assieme è la dimostrazione che certi ostacoli, quasi sempre, sono solamente artificiali…
-L’Unicef e i suoi prodotti da acquistare per aiutare
-Noi offriamo i prodotti a marchio Unicef, che vendiamo esclusivamente per finanziare i vari progetti. Un classico è la bambola Pigotta, di pezza, fatta a mano, è un mezzo per aiutare concretamente in tantissimi campi i piccoli che hanno bisogno. E' una maniera per poter fare un regalo diverso. A proposito di questo,vorrei raccontare un episodio. Qualche anno fa, a Natale, u na nonna mi venne a trovare commossa: dopo anni e anni dei soliti regali aveva deciso di dare ad ogni nipote un biglietto personalizzato Unicef. Su uno di questi avevo scritto: con questo buono hai donato un sorriso ad un bambino. Ebbene: “Quest’anno ho ricevuto un regalo bellissimo: un sorriso di un bambino” è stata la frase che uno dei nipoti della signora aveva scritto sul tema postnatalizio, una frase che ha commosso la nonna, la maestra e tutti noi…
Anna Miccoli è un presidente da battaglia, lo senti dall’entusiasmo con cui sa buttare ogni argomento in campo. Per i collaboratori, è come uno di quegli ufficiali che in battaglia sceglievano di gettarsi nella mischia con la truppa, insomma non stavano mai indietro, nelle retrovie, se mai avanti o fianco a fianco. E' un'amica, e la usiamo come simbolo di tutti quelle e quelli che in Italia, ancora, fanno Associazione per aiutare qualcosa di diverso, di più alto, di se' stessi. Ecco, l'Italia che vogliamo.